Remo Orlandi e Agostino Sallusti ci parlano della Seconda Guerra Mondiale a San Vito Romano:
sabato 24 maggio 2014
Territorio è legalità: recupero della memoria storica_intervista a Renzo Cianfriglia_Giulia Rossi
Renzo Cianfriglia ricorda il periodo della Seconda Guerra Mondiale a San Vito Romano:
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sabato 26 aprile 2014
martedì 15 aprile 2014
La tecnologia
7.00 segna la mia sveglia. Ecco l’odore del caffè
proveniente dalla mia macchinetta ultima generazione che si attiva
automaticamente col sorgere del sole. Anche il microonde sincronizzato con la
mia sveglia si attiva e scalda un croissant. E’ ora di alzarsi: metto i piedi
per terra e l’armadio magicamente si apre consigliandomi cosa indossare.
7.50: la voce della mia agenda multimediale mi avvisa che
è ora scendere da casa. Cosi metto il giubbotto con riscaldatore incorporato
che si accende a contatto della pelle e metto il mio dito sulla porta blindata
con sensore a DNA. La mia scala mobile mi porta fino alla macchina nuova di
zecca. Mi accomodo sul sedile e do ordine all’auto di partite. All’improvviso,
la mia testa mi avvisa che oggi è il compleanno di mia sorella, cosi, con il
mio cellulare supertecnologico mando un messaggio vocale a Maria che si trova
al polo nord.
Ci siamo, sono arrivato sotto l’azienda dove lavoro. Scendo
dall’auto e do ordine di trovare parcheggio. Salgo sull’ascensore e mi dirigo
verso l’uffici e immediatamente mi arriva il messaggio dalla mia segretaria che
mi da il buongiorno. Entro in ufficio: che la giornata di lavoro abbia inizio!
Mi siedo sulla morbida poltrona con funzione massaggi. Accendo iPad, computer,
telefono aziendale e schermo per le video conferenze. Documenti su documenti si
accumulano sulla mia scrivania, ma non c’è da scoraggiarsi: il mio computer mi
suggerisce come poterli catalogale.
12.30: la fame inizia a farsi sentire! Esco dalla mia
stanza e mi dirigo verso le macchinette che forniscono di tutto: dalla pasta al
ragù alla lasagna, da una fiorentina a delle ostriche. Inserisco i gettoni
multimediali che variano di valore in base al necessario e ritiro il pranzo.
Gusto il tutto al parco aziendale fornito di tavoli.
E’ ora di riprendere il lavoro: mi ritiro nella tana.
Cifre assurde sono incise su alcuni fogli, ma niente problema: tiri fuori dal
cassetto la calcolatrice. Basta posizionare la calcolatrice sui calcoli che si
ha il risultato.
18.15: sono veramente esausto! Forse è meglio tornare a casa. Salgo
sull’auto e mi dirigo verso casa. Ma un traffico infernale mi blocca, quindi
accendo la tv e vedo un bel film mentre gusto un ottimo champagne fornito
direttamente dall’auto. Finalmente riesco a tornare. Entro a casa, siedo
comodamente sul divano di pelle, anche esso dotato di massaggiatrice e dopo una
giornata impegnativa mi regalo un bel pisolino.
Dalla trincea...
20 ottobre 1915
Cara famiglia,
Vi scrivo da dentro la trincea. Sembra che attualmente ci
sia una quiete momentanea. La situazione è veramente difficile, non come
immaginavo o immaginiate. Il comandante dice che dobbiamo tenere duro, che ben
presto vi potremmo riabbracciare; ma sapete? Mi piacerebbe credere alle sue
parole, ma non è così. Appare difficile rimanere vivi tra mille pallottole
inferocite che tutti i giorni ci sfiorano. Appare impossibile rimanere immuni
alla paura, alla malinconia.
Ricordo ancora quando ero li con voi. Le lenzuola pulite
che la mattina mi svegliavano con il dolce profumo di bucato. La colazione che
tu madre, mi facevi trovare sul tavolo e il caloroso "Buongiorno". Le
urla degli amici, che mi venivano a chiamare per uscire. E poi ancora, l'odiosa
minestra calda, che madre ci preparavi tutti i giorni; sai? Non lo mai sopportata,
ma ora, ora farei l'impossibile per riassaporarla. Le partite a calcetto con
mio fratello, che si rassegnava alla mia bravura. Ed infine le lunghe nottate,
in un comodo e caldo letto, con una soffice coltre. Adesso che mi trovo in
questo tempo fa male ricordare i bei tempi.
I continui spari hanno fermato una musica bellica che
rimbomba nelle nostre menti, le urla riempiono giorno e notte. Siamo
costantemente nelle trincee, nella trincea, precisamente. Si, è da quando siamo
arrivati che ci troviamo qui. Non riusciamo ad avanzare e tantomeno gli
avversari. Pochi metri ci separano. Metri completamente ricoperti da filo
spinato, una sorta di protezione, che in realtà una protezione non è affatto.
C'è un odore sgradevole in trincea. Noi siamo sgradevolmente sporchi. Il cibo è
scarso, siamo fortunati se riusciamo a bere acqua pulita e a mangiare qualcosa.
Dormire è impossibile; continui rumori ci tengono svegli. Come se non bastasse,
siamo in contro all'inverno e anche il freddo arriverà a colpirci, la pioggia è
già arrivata ed ha peggiorato la situazione. Così dopo aver piovuto tutto il
giorno, ci ritroviamo in una grande pozzanghera di melma e fango.
Ma la cosa peggiore è che continuamente uomini muoio.
Oggi, è morto Salah. Venerdì Mark. Giovedì Sami. Mercoledì Giovanni. Martedì il
postino. E così via. Molte persone sono morte ed altre ne moriranno. Sami
diceva che avrebbe riabbracciato sua moglie e sia figlia. Era il più coraggioso
tra di noi. Diceva che il nostro compito era lottare per la patria. Non meritava
questa fine, come nessun'altro di noi. Ma quel maledetto proiettile lo colpi
giovedì, non ci fu niente da fare per lui. Il proiettile era troppo vicino al
cuore. Ricordo le sue ultime parole prima di iniziare un'interminabile sonno
"Combattete. Non lasciatevi abbattere!". Combatteremo per riscattare
lui e tutti gli altri fratelli morti. Chi darà un padre alla figlia di Sami? E
un marito alla moglie? Questi pensieri mi uccidono.
Oggi, è caduto nella trincea un uomo dalla divisa
diversa. Non sappiamo la causa della sua morte, forse un proiettile? Quasi
sicuro. Era in fin di vita, anche lui. Piangeva e continuava a ripetere parole
indecifrabili per noi. Chi può sapere qual era il suo mestiere: medico,
avvocato, postino, operaio o contadino. Anche lui, uguale a noi, con una
famiglia che lo aspettava a casa. Chi informerà i parenti dell'accaduto? Chi
dirà alla gente del suo paese di aver perso un bravissimo medico, operaio o
contadino? Nessuno. Nessuno potrà mai risarcire queste persone.
Ho paura, paura di poter morire proprio come il soldato
caduto, proprio come i miei amici. Cari genitori, spero un giorno di poter fare
giustizia a Salah, Mark, Sami, Giovanni e tutti i morti di guerra. Spero di
poter rimangiare prima o poi l'odiosa ma amabile minestra che tanto mi manca.
Cara famiglia, vi mando un saluto e un abbraccio.
Vostro Francesco
mercoledì 5 marzo 2014
SHOA
Aria di piombo, il treno che man mano percorre la passerella
della morte. Il cancello a dare il benvenuto; il bianco e nero che colora ogni
superficie. Nazisti pronti a selezionare. Sogni e speranze gettati, accumulati
fuori le porte. Silenzio. Silenzio totale spezzato dalle urla. Perfino la
natura tacque, consapevole dell'avvenire. File e file infinite di persone
considerate bestie, umiliate, disprezzate, maltrattate. Fronte bassa, si
dirigono verso i capannoni, i più fortunati. Mentre, bambini, donne, anziani e
malati vengono subito eliminati nel peggiore dei modi. "Non sono utili,
non servono" è il pensiero del nazista. Completamenti privati di identità,
costretti a lavori forzati uomini e donne. Costretto ad odiarsi tra di loro per
sopravvivere. Numeri sono ora diventati; nessuno, è ciò che i nazisti vogliono
che diventino. Eppure, tra i migliaia di ebrei c'è chi ancora tiene i pugni
stretti, sperando in un mondo migliore al di fuori.
Tanta sofferenza causata da che cosa? Perché è accaduto
tutto questo all'oscuro dagli occhi del mondo? Follia? Ignoranza? Razzismo?
Supremazia? Il corso del tempo ci ha sempre insegnato che "l'idea fa la
storia, non l'arma". Infatti, la shoa, questa terribile ferita della
storia, non può essere causata dalla follia di una persona, ma dell'idea, il
modo contagioso di pensare. Una sorta di "lavaggio del cervello" che
veniva fatto alla popolazione. Questa la causa. L'idea della "razza pura",
dell'inferiorità di un popolo. L'idea di supremazia, la superbia, portò i
nazisti a uccidere, massacrare pian piano gli Ebrei, per il semplice fatto di
essere "Ebrei". Iniziando dall'eliminazione dei diritti, della
libertà, proseguendo con la famosa "Stella di Davide", i primi ghetti
ed infine i campi di concentramento o sterminio. È quello che i pochi
sopravvissuti ci raccontano. Testimonianze che da quel 27 gennaio 1945, furono
mostrate al mondo. Immagini, racconti cruenti, raccapriccianti. Ad oggi,
l'olocausto viene ricordato con la giornata della memoria, proprio per evitare
che riavvengano genocidi. Questo terribile fatto, ci insegna quanto possa
accadere fa una semplice idea, quanto l'essere umano possa accadere rimanere
intrappolato negli ideali di superiorità. Per questo, è molto importante
ricordare la shoa e mantenere i ricordi. Pur essendo passato poco tempo
dall'accaduto, tutt'oggi ancora si hanno delle idee razziste nei confronti dei
stranieri.
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