martedì 4 giugno 2013

Il rispetto



Il rispetto,
il sole che  la notte non parla,
la luna che di giorno si nasconde.
Il rispetto,
il cinguettio degli uccelli
che la notte tace.
Il rispetto,
il vento che accarezza le foglie,
le foglie che accarezzano il vento.
Il rispetto,
mamma dell'amore,
papà del dolore.

lunedì 3 giugno 2013

Lettera a Giovanni Falcone

Carissimo Giovanni Falcone,
quel maledetto giorno il 23 maggio 1992 la strage di Capaci, si spegne la sua vita, quella di sua moglie Francesca e della scorta. La vita di una persona che ha lottato contro il mostro, una persona che credeva di poter sconfiggere questo mostro, che credeva in un mondo migliore.La vita di una persona che ha avuto il coraggio di portare avanti una lotta pericolosa, sapendo perfettamente che la sua vita sarebbe rimasta segnata per sempre.Lei sapeva che sarebbe stata difficile, ma nonostante ciò ha rinunciato alla vita per aprire gli occhi agli schivi della mafia. Dopo il maxi processo è stato lasciato solo a combattere un nemico troppo grande, dalle persone comuni fino ai suoi coetanei, da chi vedeva in lui una forza talmente potente da sconfiggere un grande mostro, capace di porre fine alla corruzione dello stato. La mafia è un mostro senza volto, e lei cercava di darglierne uno. Ha rinunciato a una vita sociale costretto a vivere rinchiuso dentro casa, protetto dalla scorta giorno e notte, ogni suo spostamento era pianificato e ben controllato, aveva rinunciato alla libertà. Costretto ad allontanarsi dalla sua famiglia per evitare di metterla in pericolo, costretto ad non avere figli e a far rischiare la vita a Francesca. Ha vissuto in isolatamente per lo stato. Tutto questo finì quando cinque quintali di tritolo esplodono per ordine di Toto’ Rina, per mano di Giovanni Brusca. La vita di un eroe si spegne per sempre. Poche sono le persone che hanno coraggio di parlare, di aprire bocca, di denunciare, tante quelle che vivono in eterno sotto ricatto, immerse nella paura. Beh se le potrei rivolgere qualche parola direi solo che è stato e che è un grande eroe, che nessuno avrebbe avuto il coraggio di lottare contro un mostro così pauroso, che ha sicuramente ha lasciato qualcosa che non verrà mai dimentica. Le direi che che un pezzo della sua storia è in ogni di noi, che cercheremo di porre fine alla parola mafia.

domenica 26 maggio 2013

L'AMORE

E nei tuoi occhi dolci e turchini
trovo rifugio e cose belle
risplendono i sorrisi da bambini
come il cielo oscuro con le stelle.

Tra la gente splendi come fiorellini
e con il cuore duro, freddo e ribelle
mi togli il fiato con gli occhi fini
e il cuore soffre come nelle celle.

E l'amor fermo star non può
l'amina come un soffio vola via
e il cor che batte, come dir di no!

E l'tuo odor lascia una scia
sia di giorno che di notte avrò
il pensiero di quella via...

sabato 11 maggio 2013

Giallo


-E' andata bene l'operazione?
-Tutto a posto, il pesce ha abboccato all'amo.
-Bene...
Tu..Tu..Tu..

La mattina come al solito Jessica, dopo quel rossetto fuoco e un'incipriata afferrò la sua borsetta blu,salutò e sali sul taxi. Come era sua abitudine, tutte le mattine passava al bar,ordinava un croissant alla marmellata,un cappuccino e in fretta e furia, un pò come se non volesse farsi notare...salutò quell'uomo..un'uomo dall'aspetto alquanto strano...
-Buongiorno signora Jessica, come sta? Ha dormito bene??
-Abbastanza,a proposito, dove sono le pratiche per quel progetto della quale le ho parlato?
- Sulla scrivania del suo ufficio..
-Grazie, vado subito a vederle.
Jessica entrò nel suo ufficio, si sedé al solito posto, su quella poltrona nera dietro la scrivania e subito notò un piccolo fogliettino giallo posto sul monitor del computer: stai attenta, guardati le spalle e non distrarti mai..Si spaventò, ma non ne volle parlare con nessuno...
Nel tardo pomeriggio, sulle sei, quando lo stanco sole stava per andare a dormire, Jessica tornò a casa, tra stanchezza e paura per quella minaccia che ripetutamente gli ritornava alla mente. Aprì la porta di casa..e come al solito vi era suo marito Ben ad aspettarla, ma quella sera nell'aria qualcosa non quadrava: tra i due vi fu uno sguardo gelido, un'aria tesa, come se si volessero parlare ma il silenzio di tomba non glie lo permetteva.
-Tesoro, come è andata la giornata??
-Oh, tutto bene, un pò faticosa..
-Ti ho preparato una bella cenetta..
Entrambi strapparono un sorriso e Jessica poggiò il cellulare,di cui era molto gelosa, sul tavolo.
-Vado in bagno.
-Si, tranquilla..
Dopo poco il suo cellulare vibrò, squillò e poi la suoneria esplose:
-Pronto amore, sei pronta? Sbrigati a prepararti altrimenti tuo marito ci scopre!
-Il marito vi ha già scoperto,cosa credevate che fossi così ingenuo?
-........
tu..tu..tu..
Il pugnale sporco di sangue cadde a terra...e in una notte, tutto cambiò..

L'alba, l'alba rossastra, l'alba già riempita da sirene della polizia che rimbombavano per tutta la città di Miami.
-Pronto polizia, è già intervenuta sul luogo?
-Stiamo indagando, abbiamo fatto esaminare il corpo, sembra che si tratti di un omicidio, la scientifica ci farà avere al più presto notizie sul quanto accaduto.
-Avete dei sospetti? Chi potrebbe essere stato?
-A primo impatto il corpo sembra essere stato bruscamente tagliato da un'arma con una lama molto affilata, ma non possiamo affermarlo con certezza...
- Signor Smith,come vi sembra possibile però che la casa della vittima sia rimasta intatta, che niente fosse stato fuori posto e che nemmeno la porta fosse stata forzata?
- L'assassino perciò, caro investigatore doveva essere un'amico di Jessica, una persona di cui si fidava e che avesse aperto la porta..
Dopo poco tempo, ossia nel giro di una settimana, la scientifica aveva tratto alcune conclusioni.
il signor Smith non faceva altro che descrivere e descrivere quella stanza in cui Jessica avrebbe chiuso gli occhi: dal generale pareva una stanzetta normale, finestre grigie e impolverate,finestre abboccate, letto rifatto, il tavolo marrone, la solita libreria piena zeppa di libri, da quelli di cucina a quelli di avventura..
Smith però insisteva su quello strano foglio giallo che casualmente era stato messo sulla scrivania di Jessica poco prima della sua morte..
-Continuò: era tutto in ordine..ma il mio squardo, d'improvviso finì su un fogliettino giallo attaccato sulla scrivania di casa dove ovviamente la vittima aveva pile di pratiche di lavoro.. era strano..ma non mi quadrava qualcosa.
-Signore..
-Mi dica Fles, avete trovato qualcosa?
-Abbiamo controllato tutti gli spostamenti della signora Jessica, le chiamate, i messaggi..sembrava una persona tranquilla...tranne che per un piccolo particolare.. Sul suo cellulare abbiamo trovato chiamate anonime, strane, troppo strane,fatte da una persona probabilmente segreta a suo marito Ben.
-Quindi lei starebbe insinuando che avesse un'amante o qualcosa del genere?
-Proprio così..
-Il movente? Il sospetto e la gelosia signor Holmes.. i falsi indizi sono stati messi proprio da Ben, per non fare insospettire i giudici..infatti è stato proprio lui a ricostruire la scena del delitto, troppo strano e troppo evidente.
-Ci parlerò io Fles..continuate le indagini.
Smith si precipitò dal sospettato marito che una volta aperta la porta di casa si trovò in un bel mare di guai. Avevo lo sguardo gelido, sembrava un cadavere e non parlava: ascoltava solo!
- Ben, lei non sa niente...vero?
-N-N-No..
-Ne è proprio sicuro??
-Certamente..cosa le fa pensare che io non lo sia?
-Beh..magari un pugnale sporco di sangue le farà tornare alla mente qualcosa..lei da tempo indagava su sua moglie, infatti aveva paura che vi stava tradendo. Controllavate i suoi messaggi, le sue chiamate, tutto. Il falso biglietto è stato tutto un piano, messo in atto dal suo complice . Quella sera, casualmente ha risposto al cellulare di sua moglie e ha avuto la conferma schiacciante del tradimento da parte di Jessica..preso dalla rabbia e stanco di tutto ciò ha afferrato un pugnale e lo ha conficcato nella schiena di sua moglie. Ha finto per tutto questo tempo di non sapere nulla,ma invece è stato proprio lei l'assassino..
Dopo attimi ininterrotti di silenzio Ben scoppiò in lacrime:
- Giuro, Giuro che io non volevo farlo..ma la mia rabbia era troppo grossa...
Notte,notte fonda,notte dietro le sbarre per Ben e per il suo complice nel carcere di Miami..
                                                         
                                                                                                                   Rossi Giulia & Gentili Roberta

mercoledì 6 marzo 2013

LA VIOLENZA



Una catena
come la vita,
un lucchetto
come gli ostacoli,
una chiave
come una soluzione.
A volte la catena
Incontra un ostacolo,
la violenza
che può romperla
rendendola difficile
e piena di odio
proprio in quel momento
la chiave è la soluzione
che ci permette
di aprire il lucchetto
e andare avanti…

martedì 26 febbraio 2013

NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO

Il mio incubo iniziò così..
Il sole di mezzogiorno era alto nel cielo, brillava e scottava come un tizzone ardente. Ero in casa, tranquillo e sereno. Era un sabato, un sabato che all'inizio si prospettava come qualunque altro: invece no. In piazza sentii delle urla, all'inizio non riuscii a capire che cosa fossero, ma poi di li a poco...
- TOC TOC !! Ad aprire fui proprio io e una volta che quei brutti ceffi entrarono in casa mia capii che i miei 15 anni stavano per essere spenti.
Mia madre lanciò un urlo che mi fece rabbrividire. Misi in borsa in quattro e quattro otto il necessario e mi costrinsero a stare stretto come una sardina in una specie di treno che aveva viaggiato forse per migliaia di kilometri. Troppe persone. Non finivano mai. Vi era più gente di quanta ce ne fosse stata la Domenica in piazza.
Divisero uomini dalle donne, anziani da bambini. Non sapevo cosa stava accadendo, ma quel qualcosa mi terrorizzava. Non riuscivo a trovare i miei genitori ,e mio fratello dov'era?? Ero preoccupato...
Dopo ore e ore il treno si fermò e a quel punto il mio incubo si stava ingigantendo. Si aprì davanti i miei occhi un enorme cancello, tutto in ferraglia e con sopra una scritta : Che cosa stava a significare?? Io non ero molto esperto di Tedesco e mi sembrava tutto così strano. Diedi un occhiata qua e la, in lontananza vi era un fumo nero, che sembrava fuoriuscire da delle fabbriche. Mi scaraventarono dentro una baracca, puzzava e ed era sporca, avevo fame, avevo sonno, ero stanco e non sapevo cosa fare…mi adagiai sul pavimento e chiusi gli occhi.
-Ehi voi, sporchi Ebrei, sbrigatevi indossate queste tuniche e cercate tra queste scarpe. Fra un’ora tutti al piazzale principale e muti, non fiatate!!
Mi spaventai, e mi misi quella specie di vestiti che c’avevano tirato, vestiti tutti uguali e con le scarpe che non si sapeva quante persone l’avessero indossate l’avessero dovute indossare. Il giorno seguente mi impressero un numero sul braccio, ero un semplice numero e la mia identità era cancellata per sempre, e forse anche il mio futuro. Soffrivo perché in un attimo tutta la mia vita, quella dei miei parenti e il nostro futuro ( di tutti quelli che erano stati deportati in questi
campi di concentramento ) si stava sciogliendo come una candela. Il lavoro mi stava distruggendo, mi trattavano come, anzi peggio di un animale. Al giorno mi davano un misero pezzo di pane e dell’acqua sporca, forse anche acqua piovana ma che pur di non morire si beveva. Ci si lavava poco. A me era toccato forse un lavoro non troppo pesante come lavare i pavimenti o raccogliere i resti dei cadaveri. A forza di vedere tutta quella gente morire senza un perché mi sentivo in colpa, forse tra le mie braccia era passato anche un mio amico…chissà…, non avevo più notizie della mia famiglia, ma nemmeno dei miei amici, ma nemmeno dei miei paesani. Feci nuove amicizie, con gente che io non avevo mai visto in vita mia. Ma le mie amicizie non duravano molto, massimo due giorni e non mi affezionavo, non avevo la forza e sapevo che avrei sofferto perché quei crudeli dei generali non lasciano scampo nemmeno ad una persona. Sono tutti razzisti, Hittler e Mussolini, dopo aver firmato quelle dannate leggi razziali hanno trucidato milioni di persone, innocenti, senza un perché, solamente perché sono un ebreo mi stanno facendo soffrire come un uccello in gabbia. Ero costretto a fare quello che volevano
loro e non ero libero di scegliere, non ero libero di fare niente, non ero libero nemmeno di esprimere le mie opinioni. Mi avevano tagliato i capelli, rasati a zero e tutte le persone erano uguali, scheletriche e senza nome. Una settimana dopo il mio deportamento mi ammalai, un infezione forse causata da quella dannatissima ferita sul braccio sinistro. Si, inutile negarlo, sarei anch’io finito la, nei forni poi ammucchiato su quei miliardi di cadaveri spogli e stecchiti.
Tutti i bambini, gli anziani erano stati uccisi nelle camere a gas. Sterminio senza pietà di gente e gente ( per maggioranza ebrea ).
-Non ce la faccio più, la notte non dormo più, avrei preferito morire prima di venire qua, perché nemmeno gli animali vengono trattati come trattano noi. Solo sofferenza, dolore e amarezza c’è nel mio cuore, ci sono e rimarranno per sempre.
La seconda Guerra mondiale per la Germania si stava concludendo in modo ostile e oscuro.
Due settimane, Sono passate solo due settimane e mi sembrava un eternità, tutti soffrivano e su un totale di
2000 persone ne tornavano 2/3, un numero enormemente piccolo.
-Trrrrr….. Il mitra, il mitra!! Stanno incendiando tutto!!! Bartolomeo, ma cosa succede!!!
-Nascondiamoci, di corsa, sbrigatevi. Dopo poco un silenzio di tomba regnava in quei campi, all’inizio di Lavoro ma poi di sterminio.
-Gli Americani!! !!!!! Gridarono altri ragazzi, in altre baracche.
Di corsa uscimmo fuori, scalzi e disidratati, morti di fame, ma almeno salvi…

Roberta Gentili, Giacomo Colaneri, Giulia Rossi

mercoledì 30 gennaio 2013

Cosa vuol dire essere timidi?


Se qualcuno mi chiedesse cosa vuol dire essere timida, beh non saprei cosa rispondere. Non che io sia così sfacciata, ma sicuramente sono abbastanza sicura di me. Spesso mi chiedono se qualche volta sia stata sicura di me, ma penso che se si è timidi, lo si è sempre, tutti i giorni, tutte le ore, tutti i secondi…
Crediamo che la timidezza sia un pregio. E’ vero, rende dolci e calmi, ma non è un così grande vantaggio: significa anche non essere sicuri di sé e non credere in se stessi, che secondo me è la cosa più brutta. Ma poi ripenso che anche io una volta ero così ad ogni piccolo sguardo arrossivo…
Ricordo ancora quando facevo parte di un gruppo musicale: ballavo sul palco, ma ogni volta sembrava che il mondo mi cadesse sopra, mi sentivo totalmente fuori posto, fuori luogo, e ogni tanto mi chiedevo cosa ci facessi li. Ero talmente imbarazzata che a volte avrei voluto mollare tutto, scappare via, ma fortunatamente questo non è mai successo! Altri episodi mi sono capitati, ad esempio quando ero al mare: come al solito si cerca di fare amicizie, ma io avevo paura anche solo di rivolgere una parola a uno o una sconosciuta, così me ne stavo accasciata sotto l’ombrellone. Anche durante le prime interrogazioni in classe, balbettavo e le mie mani cercavano qualsiasi cosa pur di tranquillizzarsi.
Poi ho capito che mostrarsi con quella maschera non era affatto bello, si può passare per quello che non si è, non si ha la possibilità di farci conoscere veramente. Succede così che ci diciamo che non abbiamo più paura di niente, o almeno lo crediamo. Ho capito che non si deve aver paura dei giudizi degli altri, perché nessuno è perfetto. Bisogna mostrarsi per quello che si è, perché la maggior parte delle volte si è timidi perche si ha solo paura di come la pensino gli altri. Il giudizio altrui è importante, ma non così tanto da farci chiudere in noi stessi. E’ molto meglio essere solari e amichevoli, oltre l’apparenza che in fondo è quella che conta meno, ma per divertirci, che è la cosa che conta di più.

giovedì 10 gennaio 2013

LA GUERRA



La guerra è come un rullo,
passa e non ha pietà per nessuno
Distrugge tutto quello che incontra,
è un terribile incubo
che fa soffrire
prima che tutto si risvegli.
La guerra non è il 'bum'
che si impadronisce di tutto
ma è una demolitrice
di sogni, speranze e felicità...

UN CARNEVALE...UN PO' CARO

Era arrivato il carnevale!!!!
Brighella e Arlecchino erano in giro per Napoli in cerca di divertimento.
Ad un certo punto, sentirono un profumo piacevole di pizza, proveniente da un negozio lì vicino; i due, affamati si avvicinarono e videro che era un ristorante.
Arlecchino disse: - Che dici, Brighella entriamo? -Si...certo entriamo!
Entrarono e...rimasero a bocca aperta davanti alla bellezza del ristorate. I muri erano decorati con stelle filanti e palloncini colorati; i camerieri erano vestiti da pagliacci; il pavimento era ricoperto da un tappeto di coriandoli; infine i clienti del ristorante erano travestiti da buffi personaggi fantastici. Di certo l'allegria non mancava in quel locale!!!
Arlecchino e Brighella dissero: -Questo locale è stupendo! - Brighella aggiunse- Ho deciso, adesso vado a ordinare quattro pizze, due per me e due per te. - Sono d' accordo!!- rispose Arlecchino.
Le pizze erano ...buone....buonissime...
Si fece sera tardi e i due dopo essersi abbuffati si misero a ballare dentro il locale.
Era quasi mattina quando Brighella e Arlecchino andarono dal cassiere per pagare il conto. -Quanto è?- chiesero, e il cassiere rispose: -Uhm...vediamo...10 euro per una pizza, 10 euro per un'altra, 10 euro per l'altra, e 10 per l'ultima pizza...poi...20 euro per esservi seduti sulle sedie...30 euro per esservi poggiati sul tavolo...40 euro per aver usato le posate...e in fine 50 euro per avermi chiesto il conto...ecco è tutto!!!- Arlecchino e Brighella sorpresi dissero: -Questo ristorante è veramente molto caro!!!! Ma non sarà uno scherzo di carnevale?

domenica 6 gennaio 2013

POESIA

E' notte fonda,
 spiaggia deserta,
 le onde sono simili ad un pavimento
su cui ballare,
 la luna illumina la spiaggia come un faro
da palco scenico,
 ecco che da lontano si vede una ballerina
 che triste e sola danza sull'acqua,
 ad ogni suo passo,il mare cambia colore,
 si sente odore di solitudine,
 odore della malinconia,
 forse causata dalla perdita di qualcuno,
 qualcuno così importante per lei,
 da lasciarla avvolgere
 dalle onde
 e improvvisamente sparì tutto...

PAESAGGIO D'INVERNO

Sullo sfondo c’è un cielo dipinto di freddo, ghiacciato, come le acque di un lago su cui pattinare, terso e limpido come un foglio di carta colorata. Sotto si estende una catena di montagne alte, aguzze come i denti di un leone, ripide e scoscese al pari di un tetto a punta e spiovente; ricoperte da bianca e soffice come la lana, ma gelida e compatta neve. I pendii formano delle strette valli; alcuni parti sono illuminate dal sole, altre sono nell’ombra nascoste dietro altri monti.
Davanti, un gruppo di sempreverdi  , attaccati l’uno all’altro, simile a un esercito di guerrieri, ricoprono una parte dei piedi della montagna . Vicino a essi c’è una piccola casa indifesa da tanta neve, e con tante piccole finestre che non lasciano passare l’aria gelida. Al centro c’è una chiesa che domina come un re con i suoi sudditi, ha il tetto spiovente ricoperto da una spessa coltre di gelida ovatta, le sue strette e lunghe finestre sono illuminate da una fioca luce del sole. Dietro di essa, spunta alta e imponente, il campanile che cerca di raggiungere il cielo. Intorno la chiesa, uno spesso strado di neve protegge il piazzale , avvolto dal muro di cinta.
In primo piano, scorreva tranquillo il fiume, finché non è stato ghiacciato dal freddo; ed ora cerca di farsi strada tra la neve. Le rive che lo seguono sono ricoperte da cespugli sfiniti dalla neve. Altri alti, imponenti e spogli alberi riempiono il paesaggio; che con i rami ricoperti da neve ghiacciata, sembrano tuffarsi nel fiume. Il ponticello coraggioso attraversa il fiume, protetto da staccionate di legno ruvido.

martedì 1 gennaio 2013

IL RAGAZZO ASSONNATO

-Oggi, un'altra volta lunedì-esclamava tra uno sbadiglio e un altro.
-Amico mio, oggi non c'è proprio niente da fare, sembra che Morfeo si sia impossessato si te.
-Morfeo?! E chi è?! Augh un personaggio delle fiabe?
-Ma che fiabe e fiabe, e si hai fatto proprio le ore piccole. I tuoi occhi sembrano quelli di una persona amante dei bicchieri pieni... Ehi ma mi stai ascoltando?
-Bicchieri pieni?? Per caso hai sete?
-Stai sempre accasciato sul banco, sembri un bradipo. Ogni tanto la tua testa pesante rischia di fare come una cascata in un burrone.
-Ma, ma, che di... roonf
-Svegliaa, vuoi forse che con le gomitate che ti do ti esca un livito?!
-Liviti? Augh, chi si è fatto male?
-Uffa sei proprio duro! Ti ci vorrebbe una secchiata d'acqua gelida.
-Ancora? Se hai sete vai a be, be, ber...roonf...zzzz
-Con te non c'è proprio niente da fare. Che tu stia attento è probabile come la neve a ferragosto. Ecco adesso ti verrà un livito boom
-Ahi, che esa-ge-ra...zzzz
                    Roberta Gentili, Giulia Rossi, Bianchi Chiara

IL CUOCO PASTICCIONE

Aveva il viso cosparso di farina come se avesse immerso il volto paffuto in una grande ciotola di zucchero a velo. Al centro delle due grosse polpette che erano le guance sbucava goloso un grosso naso rosso come una ciliegia, sempre pronto ad annusare nuovi profumi. Sulla bocca carnosa come un bigne sgocciolavano dei lunghi baffi di cioccolata, traccia di un assaggio furtivo.                    
Indossava sul capo un grosso e gonfio cappello bianco come una meringa zuccherosa, costellato di praline colorate, saltate lì in occasione dell'ultima torta. Il grembiule allacciato di fretta non faceva in tempo di andare in lavanderia che subito si trasformava in una mappa di macchie che raccontavano le sue mille ricette.
Armeggiava confusamente nella scatola degli ingredienti e, come Mary Poppins tirava fuori i migliori ingredienti per le sue torte : pepe, peperoncino, cipolla, colla. E già, non era proprio il massimo dell'attenzione! Quando cucinava non era detto che facesse centro nella ciotola: al momento di rompere le uova alcuni pezzetti di gusci andavano ad insaporire il povero impasto, condito, invece che con l'acqua, con la sambuca dall'odore di liquirizia ad assistere allo spettacolo tante piccole molliche di pan di spagna che lui non si curava certo di togliere.                                                                                                      
                 LAVORO FATTO IN CLASSE

LA VITA

Il giorno più bello? Domani
L'ostacolo più grande? La solitudine
La cosa più facile? Mentire
L'errore più grande? Sbagliare
La radice di tutti i mali? L'egoismo
La distrazione migliore? Impegnarsi
La sconfitta peggiore? Arrendersi
I migliori professionisti? I vecchi
Il primo bisogno? Volere bene
La felicità più grande? Essere amati
Il mistero più grande? La paura
Il difetto peggiore? La cattiveria
La persona più pericolosa? Quella egoista
Il sentimento più brutto? Odiare
Il regalo più bello? La vita
Quello indispensabile? L'amore
La rotta migliore? La felicità
La sensazione più piacevole? Sorridere
L'accoglienza migliore? L'ospitalità
La miglior medicina? Il perdono
La soddisfazione più grande?  Aver fatto a cosa giusta
La forza più grande? La voglia di vivere
Le persone più necessarie? La famiglia e gli amici
La cosa più bella del mondo? Tutto